Canto del viandante sul mare di nebbia - Carlo Guassone
Ci si siede e si pensa. La potenza del pensiero è incommensurabile, fallace è l'interpretazione filosofica. Se andiamo oltre, oltre è ineffabile, l'abilità è prenatale. Ero già nato prima ancora che esistesse il mio pensiero, la differenza è la manifestazione. Un'epifania quasi mistica, il pensiero, e la musica e le lacrime salate e dolci le risa che ringiovaniscono questo spirito così maledettamente vecchio, così poco vergine, così talmente... stanco. Canto l'anima, canto la notte e l'aura sua così oscura, così melanconica. Canto il gatto che accende gli occhi suoi nel buio del non visto. Quel che non si sa è il percorso, non la meta. La seta delle parole, così dolcemente intrecciate, riveste di vita il bianco d'un foglio un bianco destinato a nascere. Canto la poesia, la fanciullezza antica e fresca dell'autentico sogno dell'uomo. Così lontana a volte, la vita, la sua natura nella natura. Quanto vorrei commuovere le stelle e l'aria, e che il vento potesse portarla per ogni luogo, per ogni persona, quest'aria commossa che vibra il mio cuore come fosse un liuto. Potesse smettere di stridere, strozzato, e concedersi finalmente alla sinfonia, al suono, all'armonia. Non c'è niente che possa uccidermi. Non la pazzia, non la morte, non la tristezza, non la disperazione. Inoltriamoci ancora. C'è troppo sole per poter pensare solo alla notte. Troppa pioggia per poter morire di sete. Pur nascosto, c'è troppo amore, ed è sacrilego immolarsi all'odio, al nulla, alla libido. Sono un viandante. Un viandante che vaga, e sbaglia. Erro, ma non mi fermerò. Il mare di nebbia un dì si diraderà. Carlo Guassone
Ci si siede e si pensa. La potenza del pensiero è incommensurabile, fallace è l'interpretazione filosofica. Se andiamo oltre, oltre è ineffabile, l'abilità è prenatale. Ero già nato prima ancora che esistesse il mio pensiero, la differenza è la manifestazione. Un'epifania quasi mistica, il pensiero, e la musica e le lacrime salate e dolci le risa che ringiovaniscono questo spirito così maledettamente vecchio, così poco vergine, così talmente... stanco. Canto l'anima, canto la notte e l'aura sua così oscura, così melanconica. Canto il gatto che accende gli occhi suoi nel buio del non visto. Quel che non si sa è il percorso, non la meta. La seta delle parole, così dolcemente intrecciate, riveste di vita il bianco d'un foglio un bianco destinato a nascere. Canto la poesia, la fanciullezza antica e fresca dell'autentico sogno dell'uomo. Così lontana a volte, la vita, la sua natura nella natura. Quanto vorrei commuovere le stelle e l'aria, e che il vento potesse portarla per ogni luogo, per ogni persona, quest'aria commossa che vibra il mio cuore come fosse un liuto. Potesse smettere di stridere, strozzato, e concedersi finalmente alla sinfonia, al suono, all'armonia. Non c'è niente che possa uccidermi. Non la pazzia, non la morte, non la tristezza, non la disperazione. Inoltriamoci ancora. C'è troppo sole per poter pensare solo alla notte. Troppa pioggia per poter morire di sete. Pur nascosto, c'è troppo amore, ed è sacrilego immolarsi all'odio, al nulla, alla libido. Sono un viandante. Un viandante che vaga, e sbaglia. Erro, ma non mi fermerò. Il mare di nebbia un dì si diraderà. Carlo Guassone