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TELE RDR 631 - 5/10/18 MACAO IN PIAZZA SCALA PER IL FUNERALE DELLA SINISTRA versione corta

Se sgomberano Macao abbiamo perso tutti Il centro artistico autogestito di Milano è di nuovo sotto sgombero, e con esso un'idea di spazio pubblico opposta alle logiche speculative. testo di https://www.vice.com/amp/it/article/vbkpj8/cosa-sta-succedendo-macao-milano La notizia improvvisa dello sgombero del centro artistico indipendente Macao, a Milano, ha lasciato a tanti l’amaro in bocca. Non che gli sgomberi siano mancati durante gli ultimi due mandati di centrosinistra. Macao però è una realtà particolare: molto nota, inserita in una rete europea e in dialogo continuo con la municipalità—tutti fattori che contribuiscono a trasformare una storia di ordinaria amministrazione cittadina in un apologo contro le logiche della speculazione. La decisione della giunta di sgomberare ha una ragione semplice: le sette palazzine liberty di viale Molise che comprendono la sede di Macao saranno vendute per un valore complessivo di 22,5 milioni di euro e l’intero complesso sarà inserito—insieme a un’ex colonia a Cesenatico—all’interno di un fondo immobiliare. “La solita vicenda speculativa,” commenta Maddalena Fragnito, del collettivo di Macao, quando le chiedo di spiegarmi cosa è successo dopo l'uscita dell'articolo che ne dava l'annuncio: “L’aver appreso la notizia tramite l’ANSA, poi, ci ha fatto capire ciò che l’amministrazione pensa di noi come soggetto politico e delle proposte che abbiamo portato avanti dal 2012 a oggi.” La storia di Macao inizia infatti poco più di sei anni fa, quando un centinaio di persone, tra lavoratori dello spettacolo, dell’arte e della ricerca, decidono di occupare simbolicamente la Torre Galfa in via Galvani: un grattacielo vuoto e inerte, emblema delle logiche prepotenti della speculazione edilizia. Dopo diverse trattative e alcuni cambi di sede, il collettivo si stabilisce nella sua sede attuale, l’ex Borsa del macello di Milano, nel mezzo di una grande area abbandonata dove un tempo si trovava il mercato all’ingrosso della città. Da allora Macao ha ospitato artisti, musicisti, scrittori, ha creato eventi, spettacoli e concerti come il festival Saturnalia, diventando un punto di riferimento a livello europeo per quanto riguarda la musica e le arti sperimentali. Eppure già nel 2017 Sogemi—la società che gestisce i mercati generali e possiede il complesso di viale Molise—aveva annunciato la vendita e, di conseguenza, lo sgombero del centro. La situazione si era però risolta proprio grazie all’intervento del comune. E ora? Perché, dopo solo un anno, questo ripensamento? Per raccogliere soldi? Per ribadire l’importanza della legalità? Per mancare la distanza dalla politica più radicale? Un po’ tutte queste cose insieme, anche se la priorità resta quella di fare cassa. Il “Fondo II”, nel quale confluiranno gli edifici dopo il passaggio di proprietà da Sogemi al comune, è un fondo immobiliare gestito dal gruppo bancario internazionale BNP Paribas. Lo scopo dell’operazione è ottenere un rifinanziamento e prolungarne la durata di altri tre anni, per evitare che il comune sia costretto a riprendersi i beni e a sborsare i 31,2 milioni di debito del fondo. Fondo che, come mi spiega Fabrizio Vangelisti, collaboratore dell’assessore al demanio Roberto Tasca, “è stato aperto nel 2008 dall’amministrazione Moratti e comprende immobili poco appetibili. Prolungarne la durata è una necessità: al comune servono soldi da usare a beneficio dei cittadini, per esempio per la riqualificazione delle case popolari.”… (segue) testo integrale su https://www.vice.com/amp/it/article/vbkpj8/cosa-sta-succedendo-macao-milano Per sostenere macao www.macaomilano.org/spip.php?rubrique151 #rivoltiamoilfuturo #weinsist

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Se sgomberano Macao abbiamo perso tutti Il centro artistico autogestito di Milano è di nuovo sotto sgombero, e con esso un'idea di spazio pubblico opposta alle logiche speculative. testo di https://www.vice.com/amp/it/article/vbkpj8/cosa-sta-succedendo-macao-milano La notizia improvvisa dello sgombero del centro artistico indipendente Macao, a Milano, ha lasciato a tanti l’amaro in bocca. Non che gli sgomberi siano mancati durante gli ultimi due mandati di centrosinistra. Macao però è una realtà particolare: molto nota, inserita in una rete europea e in dialogo continuo con la municipalità—tutti fattori che contribuiscono a trasformare una storia di ordinaria amministrazione cittadina in un apologo contro le logiche della speculazione. La decisione della giunta di sgomberare ha una ragione semplice: le sette palazzine liberty di viale Molise che comprendono la sede di Macao saranno vendute per un valore complessivo di 22,5 milioni di euro e l’intero complesso sarà inserito—insieme a un’ex colonia a Cesenatico—all’interno di un fondo immobiliare. “La solita vicenda speculativa,” commenta Maddalena Fragnito, del collettivo di Macao, quando le chiedo di spiegarmi cosa è successo dopo l'uscita dell'articolo che ne dava l'annuncio: “L’aver appreso la notizia tramite l’ANSA, poi, ci ha fatto capire ciò che l’amministrazione pensa di noi come soggetto politico e delle proposte che abbiamo portato avanti dal 2012 a oggi.” La storia di Macao inizia infatti poco più di sei anni fa, quando un centinaio di persone, tra lavoratori dello spettacolo, dell’arte e della ricerca, decidono di occupare simbolicamente la Torre Galfa in via Galvani: un grattacielo vuoto e inerte, emblema delle logiche prepotenti della speculazione edilizia. Dopo diverse trattative e alcuni cambi di sede, il collettivo si stabilisce nella sua sede attuale, l’ex Borsa del macello di Milano, nel mezzo di una grande area abbandonata dove un tempo si trovava il mercato all’ingrosso della città. Da allora Macao ha ospitato artisti, musicisti, scrittori, ha creato eventi, spettacoli e concerti come il festival Saturnalia, diventando un punto di riferimento a livello europeo per quanto riguarda la musica e le arti sperimentali. Eppure già nel 2017 Sogemi—la società che gestisce i mercati generali e possiede il complesso di viale Molise—aveva annunciato la vendita e, di conseguenza, lo sgombero del centro. La situazione si era però risolta proprio grazie all’intervento del comune. E ora? Perché, dopo solo un anno, questo ripensamento? Per raccogliere soldi? Per ribadire l’importanza della legalità? Per mancare la distanza dalla politica più radicale? Un po’ tutte queste cose insieme, anche se la priorità resta quella di fare cassa. Il “Fondo II”, nel quale confluiranno gli edifici dopo il passaggio di proprietà da Sogemi al comune, è un fondo immobiliare gestito dal gruppo bancario internazionale BNP Paribas. Lo scopo dell’operazione è ottenere un rifinanziamento e prolungarne la durata di altri tre anni, per evitare che il comune sia costretto a riprendersi i beni e a sborsare i 31,2 milioni di debito del fondo. Fondo che, come mi spiega Fabrizio Vangelisti, collaboratore dell’assessore al demanio Roberto Tasca, “è stato aperto nel 2008 dall’amministrazione Moratti e comprende immobili poco appetibili. Prolungarne la durata è una necessità: al comune servono soldi da usare a beneficio dei cittadini, per esempio per la riqualificazione delle case popolari.”… (segue) testo integrale su https://www.vice.com/amp/it/article/vbkpj8/cosa-sta-succedendo-macao-milano Per sostenere macao www.macaomilano.org/spip.php?rubrique151 #rivoltiamoilfuturo #weinsist

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